Dopo un periodo di problematiche malattie causate dagli effetti del cancro corticale e alle mutate condizioni socio-economiche, la coltura del castagno è da alcuni anni in fase di ripresa in tutto il mondo. Il germoplasma del genere Castanea è molto ricco ed essendo elevato il numero di caratteri agronomici di pregio presenti nelle diverse specie sono numerose le indagini relative alla descrizione e alla conservazione del germoplasma castanicolo. Alimento principale per intere generazioni con la farina di castagne si prepara una polenta che ha preceduto di secoli, o forse di millenni, quella di granturco, anticipandone alcune delle caratteristiche proverbiali: alimento di poco prezzo ma gustoso, utilizzabile in svariati modi, riciclabile con qualche semplice accorgimento più di una volta, e soprattutto adatto a soddisfare, anche in quantità ridotte, gli affamati. Il castagno è un grande albero della famiglia delle Fagacee, il suo nome deriva dal greco Kaston poi in latino diventato castanea. Le foglie sono caduche e disposte in modo alterno, la forma è ellittico-lanceolata, sono dentate ai bordi, con apice acuminato e base leggermente cuneata, misurano da 8 a 20 cm in lunghezza e da 3 a 6 cm in larghezza. La loro consistenza è piuttosto tenace, quasi coriacea. Esse compaiono, di regola, nella seconda metà di aprile, ma solo in maggio l’albero giunge a completa fogliazione.Il castagno è pianta monoica. I fiori compaiono tardivamente in giugno, a fogliazione compiuta: quelli maschili in lunghi amenti eretti bianco-giallastri; quelli femminili raggruppati a due o a tre alla base delle infiorescenze maschili, protetti da un involucro verde che si trasforma poi in una cupola spinosa, il riccio. A maturità, i fiori maschili, ricchi di polline e di nettare, emanano un odore penetrante che attira gli insetti, in particolare api, mosche e piccoli coleotteri che provvedono a trasportare il polline sugli stimmi vischiosi dei fiori femminili; la fecondazione è quindi entomofila. Se, durante la fioritura, il tempo si mantiene bello e caldo, le api ne approfittano per visitare assiduamente i fiori. Si avrà allora una bella produzione di miele di Castagno denso, di colore bruno-rossiccio, con aroma forte simile a quello dei suoi fiori e gusto amarognolo. In ottobre, le castagne sono mature: si tratta di grossi acheni compressi l’uno contro l’altro, a due o a tre, all’interno del riccio che, al momento giusto, si fende in due o quattro valve liberando i frutti.
Dopo un periodo di problematiche malattie causate dagli effetti del cancro corticale e alle mutate condizioni socio-economiche, la coltura del castagno è da alcuni anni in fase di ripresa in tutto il mondo. Il germoplasma del genere Castanea è molto ricco ed essendo elevato il numero di caratteri agronomici di pregio presenti nelle diverse specie sono numerose le indagini relative alla descrizione e alla conservazione del germoplasma castanicolo. Alimento principale per intere generazioni con la farina di castagne si prepara una polenta che ha preceduto di secoli, o forse di millenni, quella di granturco, anticipandone alcune delle caratteristiche proverbiali: alimento di poco prezzo ma gustoso, utilizzabile in svariati modi, riciclabile con qualche semplice accorgimento più di una volta, e soprattutto adatto a soddisfare, anche in quantità ridotte, gli affamati. Il castagno è un grande albero della famiglia delle Fagacee, il suo nome deriva dal greco Kaston poi in latino diventato castanea. Le foglie sono caduche e disposte in modo alterno, la forma è ellittico-lanceolata, sono dentate ai bordi, con apice acuminato e base leggermente cuneata, misurano da 8 a 20 cm in lunghezza e da 3 a 6 cm in larghezza. La loro consistenza è piuttosto tenace, quasi coriacea. Esse compaiono, di regola, nella seconda metà di aprile, ma solo in maggio l’albero giunge a completa fogliazione.Il castagno è pianta monoica. I fiori compaiono tardivamente in giugno, a fogliazione compiuta: quelli maschili in lunghi amenti eretti bianco-giallastri; quelli femminili raggruppati a due o a tre alla base delle infiorescenze maschili, protetti da un involucro verde che si trasforma poi in una cupola spinosa, il riccio. A maturità, i fiori maschili, ricchi di polline e di nettare, emanano un odore penetrante che attira gli insetti, in particolare api, mosche e piccoli coleotteri che provvedono a trasportare il polline sugli stimmi vischiosi dei fiori femminili; la fecondazione è quindi entomofila. Se, durante la fioritura, il tempo si mantiene bello e caldo, le api ne approfittano per visitare assiduamente i fiori. Si avrà allora una bella produzione di miele di Castagno denso, di colore bruno-rossiccio, con aroma forte simile a quello dei suoi fiori e gusto amarognolo. In ottobre, le castagne sono mature: si tratta di grossi acheni compressi l’uno contro l’altro, a due o a tre, all’interno del riccio che, al momento giusto, si fende in due o quattro valve liberando i frutti.
La primavera è appena cominciata e c’è una pianta che no ha bisogno di luce solare nemmeno dell’acqua o di altre sostanze nutritive non ha foglie ne radici e germoglia solo dopo che tutte le altre piante sono germogliate. Appena la cuscuta fa la sua comparsa inizia la caccia, nemmeno il tempo a sua disposizione non è molto; se in tre giorni non riuscirà nel suo intento morirà. La sua forma filiforme danza nell’aria alla ricerca di una pianta da dove potersi aggrappare. Quando finalmente la trovata cessa il suo lento danzare e comincia a nutrirsi di essa dapprima succhiandole l’acqua e dopo tutte le sostanze nutritive. Alla pianta ospite purtroppo non resta che avvizzire. La cascata è a tutti gli effetti una pianta parassita che succhia energia dalla pianta che la ospita.
Alla vista sembrerebbero immobili ma le foglie sono alla costante ricerca di luce. La tendenza di una pianta a orientarsi nella direzione della luce è chiamata tropismo, essendo questa un fattore fondamentale per la fotosintesi la pianta reagisce alla luce. Possono piegarsi verso una sorgente luminosa attraverso una crescita diversa delle cellule del fusto: ed è per questo che a volte si allungano di più rispetto a quelle sul lato esposto alla luce. Viene così a crearsi quel fastidiosissimo effetto di inclinazione verso la luce tipico di molte piante a foglia larga che ospitiamo nelle nostre case. Defembachie, Sphartifilium, Anthurium sono solo alcune delle piante che cambiano il loro aspetto girando le foglie verso una fonte di luce, anche se la luce del sole arriva ovunque non è equamente distribuita.
Le zone d’ombra sono le più pericolose per le piante, senza luce non c’è crescita e la pianta smetterà di riprodurre foglie perché mal sopportano gli angoli della nostra casa. Allo stesso tempo, la maggior parte delle piante d‘appartamento non apprezza i raggi diretti del sole e soffre se posta davanti ad una finestra esposta al sole. E’ inoltre buona norma ruotare ogni tanto la pianta in modo da farla sviluppare omogeneamente su ogni lato ed evitare l’ingiallimento delle foglie.
Ci sono tuttavia diverse piante come il filodendro monstera che hanno di proposito dei buchi sulle foglie, nascono già predisposte per ovviare alla carenza di luce. Ogni foglia finisce per fare ombra sotto a quelle sottostanti ed è per questo che le areacee hanno sviluppato un idea intelligente per ovviare al problema. Dei piccoli fori circolari sulla foglia che permettono al sole di filtrare su quelle più in basso, così che ogni singola foglia possa trarre vantaggio per l’intera pianta.
Dopo un due anni e mezzo ho deciso di tornare a scrivere sul mio vecchio blog. Molte persone mi hanno chiesto perché di questa mia prolungata assenza, e cosi oggi sto finalmente provando a scrivere questo post.
Colore d’impatto, brillante e luminoso, il giallo, nella tonalità vibrante dei limoni, può stupire e regalare vere e proprie folgorazioni. Dalla mimosa alla forsizia sono moltissime le varietà di pianta arbustiva che fioriscono in questo mese. Pallini gialli, batuffoli a prima vista delicati e fragili, ma che nascondono forza e tenacia, molto profumati sbocciano entro dicembre e marzo per l'accacia dealbata e si ripete tutto l'anno per la mimosa delle 4 stagioni, con un periodo più denso da maggio a settembre.
La rusticità dipende dalle specie, le piante di mimosa cominciano a soffrire a partire dai -5° e possono anche morire se la temperatura rimane più giorni a -10°. Tuttavia, la resistenza dipende anche dall'età dell'albero e dall'esposizione (protezione di siepi o muri, esposizione ai venti, ecc.). Inoltre, una pianta i cui rami hanno gelato può ripartire dalla base. Tutte le mimose possono essere coltivate in vaso e saranno ricoverate durante il periodo invernale in un locale luminoso riparato dal gelo.
Consigli:La mimosa è fornita in vaso da marzo a maggio. In climi temperati del centro sud e sulle coste dei grandi laghi del nord si possono coltivare in piena terra.
• Scegliere con cura il posto : un 'esposizione soleggiata, a sud di preferenza, riparata dal vento da una siepe o un muro. Preparare la buca di piantagione scavando una buca profonda e larga 50/60 cm e togliere i sassi e le erbacce.
• Mescolare alla terra asportata circa un terzo di terriccio da piantagione arricchito di 2/3 palate di letame compostato ; in terreno calcareo, fare una buca più grande (circa 1 m) e aggiungere terra di brughiera e torba per rendere il terreno acido. Spargere in fondo alla buca una o due manate di cornunghia, e uno strato drenante in terreno argilloso, a base di palline d'argilla espansa, puzzolana o cocci di vasi di terracotta (non mettere ghiaia al rischio di alcalanizzare il terreno).
• Immergere la piantina di mimosa in un secchio d'acqua per reidratare la zolla di terra, svasare delicatamente l'arbusto, slegare le radici intrecciate e sistemare la zolla senza interrare il punto di innesto (per l'accacia dealbata). Prevedere un tutore al momento della piantagione perché le piante di mimosa hanno un attecchimento superficiale.
• Per la coltivazione in vaso, mescolare 1/3 di terriccio da piantagione, 1/3 di terra da giardino e 1/3 di torba e drenaggio (palline di argilla espansa, puzzolana, ecc). Scegliere un vaso alto e largo 50 cm minimo per garantire una crescita rapida e una fioritura abbondante.
Se gli aceri avessero fiori invitanti sarebbero rossi, gialli e arancio, ma hanno solo foglie volanti che si staccano al passaggio di un soffio di vento e con loro anche i liquidambar, le querce, i ginko... In questa meravigliosa macchina del tempo che è la natura si ritrovano i colori della primavera. Il luogo che maggiormente mi confonde è il mio giardino alcune piante sposano un colore inusuale di forme e consistenza particolarmente attraenti, come per esempio il fogliame scuro è opulento del sedum le foglie alterne sono non soltanto di un sontuoso porpora scurissimo che tende al cioccolato, così turgide e spesse che vien quasi voglia di assaggiarle :). Ma l'autunno porta anche le ultime pesche e le prime zucche mentre nel bosco fiorisce la Stembergia. Settembre è sempre festa nel frutteto peccato però che nel corso del mese mi preoccuperò di potarli circa il 30 per cento della vegetazione la seconda la rifarò in primavera un attimo prima che le gemme fiorai si aprano, mi questo modo evito ora la diffusione della bolla sulle foglie e in primavera posso decidere perché si indovinano i fiori e i successivi frutti, dove intervenire con le forbici senza compromettere il raccolto. So per certo che i topini di campagna si gongoleranno tra i finti crochi della Stembergia gialla che con il suo vivido giallo è una delizia di fine estate. Nello specifico assomiglia ai fiori del narciso, spesso la piccola pianta viene utilizzata per abbellire i giardini rocciosi e ciò ha favorito la sua distribuzione nei luoghi antropizzati. Il nome scientifico "Stembergia" è dedicato al suo scopritore Caspar Von Stemberg, botanico boemo vissuto nel 1700. L'aggettivo latino "Luteus", invece significa giallo.