(castagno in fiore) |
(foto di cjnzja) |
E' il momento per predisporre alcuni vasi con specie diverse in grado di garantire fiori variopinti e foglie verdi fino all'arrivo del freddo e del gelo. Il suggerimento è di utilizzare piante come Pernettya, Erica, oltre a Crisantemi, Ellebori e Peperoncini ornamentali. Nel dettaglio l'Erica è un piccolo arbusto teneramente sempreverde, che ama luoghi non troppo soleggiati e umidi. Raggiunge dimensioni contenute 40 cm di altezza e non più 30 cm di altezza regalandoci una splendida fioritura autunno invernale che contrasta con le foglioline verde chiaro. I suoi fiori rosso scuro di forma leggermente tondeggiante si abbinano bene con la soave Pernettya dalle bacche globose con la quale condivide il portamento a cespuglio e il colore bianco, rosso e porpora. Dal momento che il colore bianco si abbina a tutti gli altri e introduce il candore della neve, suggerisco alcuni vasi di rose di natale, ovvero delle piante di Helleborus niger. Gli ibridi in commercio non hanno grandi esigenze e sfoggiano fiori bianchi a campanula molto grandi spiccando tra le foglie verdi lanceolate. L'Elleboro a differenza delle due piante precedenti tollera sia il sole che l'ombra, quindi una posizione ben esposta in alcuni momenti della giornata e ombreggiata in altri è adatta. Teme moltissimo il vento, quindi se il balcone è particolarmente ventoso è meglio collocarla vicino al muro o in un angolo più riparato. Sulle fioriere esposte in una posizione di primo piano possiamo mettere i Crisantemi, spesso poco considerati per un utilizzo ornamentale, ma che offrono fioriture dai colori vivaci da ottobre fino a dicembre. Si adattano bene sia alle zone d'ombra che alla luce del sole per cui sono adatti in ogni esposizione, devono però essere annaffiati due volte alla settimana.
Un ottobre come l'anno scorso, estate torrida, temperature infuocate per un lasso di tempo infinito che avevano stremato alberi e cespugli. Era stato interessante, gironzolando in giardino, prendere nota di che se la era cavata. Prunus aveva mantenuto smeraldine le foglie, non solo: ne aveva generate di nuove, nello stesso periodo in cui gli altri ciliegi ingiallivano, mentre l'ippocatano era bruciacchiato del tutto. Languivano i Cornus, alcuni con le foglie curiosamente secche a metà, pativa il Populus, spoglio a metà agosto, ma che però, già a settembre, aveva gonfiato le gemme come a primavera emanando, come allora, una fragranza deliziosa. Dalle gemme gonfie e resinose si erano poi svolte le foglioline, che a ottobre erano grandicelle, quasi fosse maggio. Altri ancora decisi a rifarsi delle ristrettezze patite dall'estate, il Lilla aveva abbandonato le foglie stanche e imbronciare per aprirne di nuove, roride e sintouse. Il Sambuco era fresco fino all'ultima frangia, stanchi di starsene col fiato corto da asmatico, volevano di nuovo respirare a pieni polmoni, e pazienza se queste ultime boccate d'aria prima del freddo sarebbero costate la fatica, ma anche l'entusiamso, di una seconda espressione di foglie. Ora che si sta tanto bene, con questa aria frizzante e tiepida a un tempo, che goduria. Facciamo come fosse di nuovo primavera, si saranno detti, chissà non sia davvero cosi magari l'inverno nemmeno ci sarà, vallo a sapere. E cosi era stata una stagione curiosa, da sembrare fatta apposta per convalidare la tesi di Karol Capek: il primo mese di primavera è l'ottobre. Perché avvengono adesso gemmazione e germogliazione, perché si interrano adesso i bulbi che fioriranno a primavera e che quindi, a rigore, inizia quando se ne pone la prima pietra o bulbo che dir si voglia. In una stagione che nel vecchio calendario segnava l'inzio del nuovo anno.
(Pia)